"Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare."
(Infinito, G. Leopardi)
Stanotte, che notte!
Muovendosi tra le strade deserte, a seconda delle zone, cieli diversi.
In alcuni punti la foschia lo rendeva spettrale: gli alberi spogli, con le loro lunghe braccia, erano protesi, imploranti, verso una luna distratta: una mezza tazzina di caffè un po' sollevata.
Ma lì dove non c'era nebbia, che cielo! Luminoso e palpitante pungeva l'anima come il freddo la carne. Strano pizzicorio di incanto, un arabesco di intrecci splendenti avvolgenti e vorticosi quasi da far girare la testa. Beltageuse e Rigel -gli occhi di Orione- il primo incanto; ancore di un viaggio senza ritorno. Poco dietro il Toro, sempre sulla difensiva, che neanche l'arruzzo delle Pleiadi riesce a calmare. E sei lì che passeggi, nella tua notte, cacciatrice di stelle, con un'armonia in testa e l'echeggiare di latriti di cane in lontananza quando, lo sguardo di Sirio, ti immobilizza, e al centro del suo fiuto cosmico ci sei tu. Proprio tu. Strana inaspettata sensazione: foglie bagnate sotto le scarpe ovattano i tuoi passi alla porta del sogno; uscio di luci, di ombre, di sbarluccicanti attimi -magico mondo del significato!- in cui ti senti cacciatrice e preda del fato stesso.
Muovendosi tra le strade deserte, a seconda delle zone, cieli diversi.
In alcuni punti la foschia lo rendeva spettrale: gli alberi spogli, con le loro lunghe braccia, erano protesi, imploranti, verso una luna distratta: una mezza tazzina di caffè un po' sollevata.
Ma lì dove non c'era nebbia, che cielo! Luminoso e palpitante pungeva l'anima come il freddo la carne. Strano pizzicorio di incanto, un arabesco di intrecci splendenti avvolgenti e vorticosi quasi da far girare la testa. Beltageuse e Rigel -gli occhi di Orione- il primo incanto; ancore di un viaggio senza ritorno. Poco dietro il Toro, sempre sulla difensiva, che neanche l'arruzzo delle Pleiadi riesce a calmare. E sei lì che passeggi, nella tua notte, cacciatrice di stelle, con un'armonia in testa e l'echeggiare di latriti di cane in lontananza quando, lo sguardo di Sirio, ti immobilizza, e al centro del suo fiuto cosmico ci sei tu. Proprio tu. Strana inaspettata sensazione: foglie bagnate sotto le scarpe ovattano i tuoi passi alla porta del sogno; uscio di luci, di ombre, di sbarluccicanti attimi -magico mondo del significato!- in cui ti senti cacciatrice e preda del fato stesso.